24/06/11

A Day with Vente Privée




A Parigi mi sento sempre a casa. Ogni volta che ci torno è come se fra e me e questa città ci fosse un legame sempre più intimo.
(Paris Paris, tu m'appartiens...)

I always feel like home in Paris. Everytime I go back it's like my bond with this place was closer and closer.
(Paris Paris, tu m'appartiens...)



All'inizio di giugno (il giorno del mio compleanno: non potevo trovare modo migliore per festeggiarlo) ci sono ritornata per visitare la sede di Vente-privée e sbirciare un po' nel dietro le quinte. Avete presente l'entusiasmo e l'adrenalina di trovarvi nella città in cui sognate di vivere e in più col proposito di visitare uno dei posti più fighi al mondo? Ecco, moltiplicate tutto per mille.

I went back in Paris at the beginning of june (it was my birthday day: I couldn't find a better place to celebrate it) to visit the Vente-Privée headquarters and glance behind the scenes of its world.
Imagine the enthusiasm and the adrenaline, imagine being in the city you've always dreamt about to live in order to visit one of the most cool place in the world! So, multiply all by 1000 and you can get an idea of it!






Appena varcato l'ingresso, mi sono sentita un po' come Alice nel Paese delle meraviglie: opere d'arte ovunque (sculture, quadri, foto), un'enorme libreria piena di libri da consultare e prendere in prestito (ecco perché dico il paese delle meraviglie), uno studio di registrazione musicale (Gibson e Fender a profusione, pronte per essere suonate) e una vera e propria factory creativa (oltre che una vera e propria “macchina da guerra”dove si producono una quantità industriale di trailer e shooting ogni giorno), un po' come nella New York di warholiana memoria (sterminati open space con i mattoncini rossi), da cui è stato durissimo uscire.

As soon as I crossed the threshold, I felt like Alice in Wonderland: works of art scattered all over the the space (sculputures, paintings, photographs), a huge bookcase full of books to look up and borrow (that's the reason why I think about wonderland), a recording studio (Gibson and Fender in profusion, ready to be played) and a real creative factory (an extraordinary war machine where lots of trailer and shootings are created everyday), like in New York in the period of Andy Warhol (endless open spaces made of red bricks), from where it was hard to go out.







Cosa avreste fatto voi al mio posto se vi foste trovati in uno sconfinato laboratorio fotografico animato da un via vai di fotografi, modelli, stylist, digital designer, attrezzature fotografiche e audiovisive? Come minimo avreste saccheggiato mezza factory (d'oh, perché non ci ho pensato prima?).

What would you have done in my shoes if you were in a big photography lab animated by a steady stream of photographers, models, stylists, designers, photografic and video equipment? You would have stolen half of the factory, perhaps (damn, why didn't I think it before?)







Come se non bastasse, ho conosciuto Thomas che mi ha introdotta nel fantastico mondo dell'animazione digitale, facendomi sentire piccola piccola e cercando di impartirmi nozioni di design, senza arrendersi al cospetto della mia manifesta incapacità di usare anche il più semplice dei programmi. Un santo.

I also met Thomas who introduced me the wonderful world of digital animation, making me feel like a stupid and trying to teach me some design lesson without giving up before my obvious incapacity in using even the simplest programm. What a saint!






Risultato?

Io sempre più innamorata di Parigi (e dei parigini), della filosofia pazzesca che sta dietro ad una realtà che (ahimé, mi tocca ammetterlo) conoscevo molto poco, e del macaron gigante ai lamponi gustato all'ombra di un bistrot super cool.

The result?
I'm more and more in love with Paris, (and with parisian boys), with the incredible philosophy (ok, I have to admit it) I didn't knew very well and with the big raspberry macaron enjoyed in a french bistrot.







Thomas and I at his digital desk

PS Don't look at my fat arm but it was the "position" the made this ugly effect (ok, I need a diet soon, very soon)


PS non fate caso alle mie braccia a dir poco cicciotte, ma la posizione me le ha fatte venire così in foto. (ok, in realtà dovrei anche mettermi a dieta...)

2 commenti:

  1. oddio che figata pazzesca metti altre foto!!! ti dovevi portare via tutto in effetti :) ahahaha

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  2. Luna, ti giuro, se ti fossi trovata al mio posto saresti impazzita. :-p
    La factory è gigantesca ed è piena di set fotografici, attrezzature meravigliose (mi sono sentita una perfetta idiota con la mia d50) e ovviamente fotografi super fighi.
    Un sogno! :-D

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